Nel biennio 2023-2024 non aumenta l’età pensionabile. A stabilirlo il decreto ministeriale del 27 ottobre, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 10 novembre, che ha certificato il decremento della speranza di vita pari a 3 mesi, confermando i vigenti requisiti anagrafici e contributivi.
Di conseguenza fino a quella data, si potrà andare in pensione di vecchiaia a 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi. Stessi requisiti anche per coloro che sono privi di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995, le cui pensioni sono calcolate esclusivamente con il metodo contributivo, a condizione però che l’importo pensionistico maturato non risulti inferiore a 1,5 volte l’assegno sociale.
Invariati i requisiti per la pensione anticipata contributiva: 64 anni di età e almeno 20 anni di contribuzione effettiva, ma a condizione che la quota maturata non risulti inferiore a 2,8 volte l’assegno sociale.
Analogamente, i lavoratori rientranti tra le categorie gravose e usuranti, potranno accedere al pensionamento con 66 anni e 7 mesi, così pure restano invariati i requisiti richiesti per i precoci (quelli che possono vantare dodici mesi di lavoro con relativa contribuzione prima del compimento dei 19 anni), che potranno andare in pensione con 41 anni di anzianità contributiva.
Anche per l’assegno sociale, l’età richiesta si conferma a 67 anni.