Tutela individuale e tutela collettiva devono marciare insieme per avviare una nuova fase di rivendicazioni che mirino a contrastare disuguaglianze, precarietà e povertà, sconfiggendo ogni tentativo di arretramento dei diritti del lavoro e di cittadinanza. Con questo intento, espresso dal presidente Inca, Michele Pagliaro, si è concluso l’incontro seminariale sull’ultima legge di bilancio che si è svolto questa mattina su iniziativa del patronato della Cgil.
Un incontro-confronto tra i sindacalisti di patronato e della Cgil per analizzare in modo approfondito le misure contenute nell’ultima manovra finanziaria e le sue ricadute. Confermando complessivamente il giudizio negativo, gli intervenuti hanno passato al setaccio ogni provvedimento, sottolineando come politicamente questo Governo abbia voluto soprattutto rivolgersi al proprio corpo sociale, rappresentando quindi solo gli interessi di imprese e autonomi benestanti, dimenticandosi completamente delle promesse fatte in campagna elettorale sulla precarietà, sui bassi salari e sul potere d’acquisto dei redditi da lavoro e da pensione eroso dall’inflazione.
Flat tax, autonomia differenziata, ritorno dei voucher, cancellazione del Reddito di cittadinanza, tagli alla rivalutazione delle pensioni, restrizioni su Ape sociale e innalzamento dei requisiti per pensioni anticipate come quota 103, sono gli indicatori che disvelano le reali intenzioni di questo governo, il primo di destra-destra, senza alternative, come ha ricordato Christian Ferrari, segretario confederale della Cgil.
Con il taglio alla mancata rivalutazione delle pensioni, solo per fare un esempio, si è voluto fare una vera e propria operazione di cassa, ha spiegato Ezio Cigna, responsabile dell’Area previdenza Cgil, con un risparmio di oltre 3 miliardi di euro: “La scelta del Governo è stata quella di far credere di tagliare le pensioni ricche per aumentare le pensioni minime. Una grande bugia! Un décalage che non risparmia neppure assegni di 1.500 euro, quello di un operaio specializzato, con 40 anni di anzianità contributiva. Senza considerare, spiega l’esperto, la rimodulazione dell’Opzione donna rivolta solo a invalide al 74%, caregiver e alle lavoratrici licenziate o dipendenti di aziende in crisi”.
“Si è voluto procedere ancora una volta con misure tampone respingendo la richiesta dei sindacati di avviare un reale confronto per giungere ad una strutturale riforma previdenziale che superi la riforma Fornero, ha spiegato Ferrari. “L’intenzione del Governo – ha chiarito – è quella di raccogliere le proposte di tutti i soggetti coinvolti, per poi riservarsi, entro la fine dell’anno, di trarre le proprie conclusioni.
Quello che invece noi vogliamo è una vera trattativa negoziale, con l’apertura di un confronto di merito, con modalità, risorse e tempi certi a partire dai contenuti della nostra piattaforma unitaria”.