
Il Patronato INCA Argentina ha conferito il titolo di Socio Onorario a Enrico Calamai, il diplomatico che, da viceconsole italiano a Buenos Aires, salvò oltre 300 persone dalla ferocia della dittatura militare argentina. Un riconoscimento che arriva a distanza di quasi cinquant’anni da quelle vicende e che restituisce valore a una delle figure italiane più coraggiose e meno celebrate del Novecento.

La cerimonia, svolta presso la sede del sindacato argentino FOETRA, ha visto la partecipazione di un gruppo di sopravvissuti – tra coloro che devono la vita proprio all’intervento di Calamai – e di una figura simbolo dei diritti umani in Argentina: Adolfo Maria Pérez Esquivel, Premio Nobel per la Pace per la sua attività di denuncia contro gli abusi della dittatura. A conferire il titolo onorario a Enrico Calamai, collegato in videoconferenza, INCA Argentina, rappresentata dal presidente, Alfredo Llana, e dalla coordinatrice Daniela Masini.
Il tributo di Estela Carlotto, delle Abuelas de Plaza de Mayo
Estela Barnes de Carlotto, Presidente delle Abuelas de Plaza de Mayo, assente per motivi di salute, ha voluto omaggiare Calamai con un emozionante messaggio letto alla platea:
“Voglio essere con voi per celebrare quest'uomo straordinario, che ha fatto così tanto per gli attivisti perseguitati dalla brutale dittatura che ha oscurato il nostro Paese tra il 1976 e il 1983. Enrico è una persona che merita questo tributo, e dobbiamo celebrare la sua storia e la sua lotta. Senza i suoi atti coraggiosi e umani, molte delle storie delle nostre compagne e dei nostri compagni che hanno vissuto in esilio non ci sarebbero mai state. Gli aiuti internazionali sono stati fondamentali in quei primi anni della feroce dittatura. Noi, le Nonne di Plaza de Mayo, abbiamo viaggiato molto, condividendo la nostra storia, la nostra ricerca, e sono state persone come Enrico le prime ad ascoltarci.”
Il “console dei desaparecidos”: una storia da ricordare
Il titolo onorario conferito dall’INCA assume un significato ancora più profondo se inserito nel contesto storico richiamato dalle testimonianze e dagli studi sulla figura di Calamai.
Il 24 marzo 1976 i militari presero il potere in Argentina dando avvio alla stagione più buia della storia recente del Paese: oltre 30.000 desaparecidos, sequestrati, torturati e mai più tornati. In quel clima di terrore operavano anche tre italiani che decisero, senza alcuna protezione reale, di creare una rete clandestina di salvataggio: il console Enrico Calamai, il giornalista Giangiacomo Foà e il responsabile dell’INCA di Buenos Aires Filippo Di Benedetto.
Calamai, allora giovanissimo viceconsole, non si limitò a denunciare quanto accadeva: trasformò il Consolato in un rifugio, aiutò centinaia di perseguitati a ottenere documenti validi per l’espatrio e a sfuggire ai controlli dei militari. Nelle operazioni fu decisivo il ruolo di Di Benedetto, figura straordinaria dell’emigrazione italiana, che da presidente dell’INCA e della Filef, la Federazione lavoratori emigranti e famiglie, segnalava casi a rischio, procurava contatti sicuri, accompagnava i perseguitati fino all’imbarco. “Lavorammo insieme per assicurare ai perseguitati una via di fuga verso l’Italia”, ricorderà Calamai nella sua autobiografia Niente asilo politico.

Un riconoscimento che parla anche della comunità italiana in Argentina
La cerimonia presso la sede del sindacato FOETRA era volta non solo a celebrare Calamai, ma anche a rinnovare la memoria dell’intera rete di solidarietà che, negli anni Settanta, rischiò la vita per salvare quella degli altri.
Il titolo di Socio Onorario a Calamai diventa così un riconoscimento al valore civile di chi — rappresentando lo Stato Italiano all’estero — decise di non voltarsi dall’altra parte davanti a una delle peggiori tragedie del XX secolo.

Il presidente di INCA Argentina, Alfredo Llana, ha ricordato come l’impegno di Calamai sia per la comunità italiana un esempio ancora attuale: “Il suo impegno nella difesa della vita è una pietra miliare indelebile nella storia della nostra associazione, della nostra comunità e della nostra società”. Parole che rimarcano non solo il valore del gesto, ma la necessità di continuare a raccontare quelle storie in un presente che non può permettersi di dimenticare.
“Da ottant’anni l’INCA tutela i diritti di cittadine e cittadini, in Italia e nel mondo, spesso in contesti difficili, sempre dalla parte della libertà e della dignità delle persone – ha commentato Michele Pagliaro, presidente di INCA CGIL - La storia dell’INCA Argentina, nata grazie agli esuli antifascisti e poi costretta a resistere a un’altra dittatura, ci ricorda che il nostro Patronato è nato come presidio democratico. Oggi, come allora, il nostro impegno non riguarda solo gli italiani all’estero, ma tutte e tutti coloro che vedono negati diritti, giustizia e protezione. La vicenda di Enrico Calamai e di chi, come Filippo Di Benedetto, ha rischiato tutto per salvare vite, è parte della nostra identità e della nostra responsabilità.”



