A seguito della pubblicazione della sentenza della Corte di Appello di Milano, è stato stabilito che gli operai agricoli a tempo indeterminato (OTI), licenziati a fine anno, hanno diritto all’indennità di disoccupazione.

 

“La sentenza rappresenta un grande risultato della battaglia che come Flai e Inca, insieme, abbiamo avviato da tempo”. Questo è il commento del sindacato di categoria e del Patronato della Cgil che, in una nota congiunta, sottolineano come la sentenza “finalmente porta a conclusione definitiva il contenzioso, durato più di un decennio, volto a far riconoscere anche ai lavoratori agricoli a tempo indeterminato (OTI), licenziati il 31 dicembre dell’anno, l’indennità di disoccupazione agricola per l'anno successivo a quello del licenziamento”.

“La vicenda – spiegano - inizia con una causa pilota di due lavoratori agricoli che proprio perché licenziati a fine anno, il 31 di dicembre, restavano privi di qualsiasi tutela contro lo stato di disoccupazione involontaria nel quale venivano a trovarsi”. Tali lavoratori, infatti, sono soggetti esclusi, per norma di legge, dall’accesso all’indennità di disoccupazione ordinaria (Naspi). Una interpretazione che, secondo Flai e Inca, rappresentava una grave discriminazione tra lavoratori”, motivo per cui hanno deciso di “intraprendere la via giudiziaria fino ad arrivare alla Corte Costituzionale”.

“Sulla materia – riferiscono - la Corte Costituzionale si è espressa dando una diversa interpretazione delle disposizioni vigenti in materia”. Pur confermando che la mancanza di tutela per tali lavoratori determini effettivamente una discriminazione rispetto alla generalità dei lavoratori dipendenti, la Corte ha individuato le modalità con le quali fosse concesso agli OTI il trattamento di disoccupazione”. Successivamente, è intervenuta la Cassazione che, accogliendo il ricorso proposto dai due lavoratori, ha rinviato la causa alla Corte d’Appello di Milano per stabilire i criteri di concessione. Oggi, l’ultimo verdetto.

“Ancora una volta – conclude la nota - l’impegno sindacale e legale è stato fondamentale per il riconoscimento dei diritti costituzionali dei lavoratori. Adesso attendiamo che l’Inps decida di recepire e mettere in atto quanto deciso in sede giudiziaria”.