Con due sentenze patrocinate dai legali di Inca e Filt Cgil il Tribunale di Venezia accoglie il ricorso per il riconoscimento dell'origine professionale di patologie muscoloscheletriche.
Chi guida i mezzi pubblici è sottoposto ad un rischio elevato di contrarre malattie muscoloscheletriche. A ribadirlo ancora una volta due sentenze di primo grado emesse dal tribunale di Venezia (n. 327 – n. 328) rispettivamente il 20 e il 22 ottobre scorso, con le quali è stata riconosciuta la tutela Inail a due autisti della società di trasporto locale ACTV, che si sono ammalati di ernia discale, dopo aver lavorato per tanti anni nella stessa azienda.
Le cause, patrocinate entrambe dai legali di Inca e Filt, non sono una novità: da anni, infatti, il sindacato di categoria della Cgil, insieme al Patronato, conduce una battaglia legale per ottenere il riconoscimento delle tutele Inail, in favore di questa categoria di lavoratori, particolarmente esposta ad un rischio molto elevato di contrarre patologie muscoloscheletriche. “Queste due sentenze – spiegano Inca e Filt Cgil – si aggiungono alle tante altre cause già vinte nel corso degli anni. Tutti verdetti dello stesso segno, contrapposto a quello di Inail che continua a negare la tutela antinfortunistica, a volte, basando il suo giudizio sulla sola documentazione fornita dalla parte datoriale”.
Nonostante sia oramai acclarata dalla comunità scientifica la correlazione causale tra le patologie muscoloscheletriche e l’attività di guida dei mezzi di trasporto pubblico, per questa categoria di lavoratori la strada del contenzioso legale resta l’unica percorribile. La verità giudiziaria descrive condizioni di lavoro gravose, difficilmente confutabili, ma non è così per l’azienda, anche se ha il dovere di garantire la sicurezza e la prevenzione dei rischi.
Nella prima sentenza sono eloquenti le prove testimoniali raccolte dal tribunale intervistando i lavoratori, dove si parla di “mezzi già vetusti a partire dalla fine degli anni 80; di sedili pneumatici montati negli anni 90 a cui nel corso degli anni non è stata fatta un’adeguata manutenzione: “man mano che l’autobus invecchiava le sospensioni ammortizzavano sempre meno e quindi si sentivano sempre di più i colpi”; sino al 2008 comunque molti sedili pneumatici erano bloccati o non potevano essere regolati per carenza di manutenzione o lubrificazione”.
Ce n’è abbastanza per chiamare in causa ancora una volta l’azienda che per difendersi fornisce al tribunale un Documento di Valutazione dei Rischi del tutto inadeguato, dal quale far scaturire una lettura falsata della realtà, al punto da concludere come, in entrambi i casi esaminati dal tribunale veneziano, l’esposizione a rischio vibrazioni è di ‘entità modesta”’.
“La salute è un diritto di rilievo costituzionale – commentano Inca e Filt Cgil - e non può essere merce di scambio con le tutele”. “L’auspicio – aggiungono - è che anche l’Inail avvii verifiche più approfondite per evitare che a farne le spese siano solo i lavoratori. Come afferma l’orientamento giurisprudenziale oramai consolidato la tutela assicurativa Inail va estesa ad ogni forma di tecnopatia, fisica o psichica, che possa ritenersi conseguenza dell’attività lavorativa”.