"Dopo la dura sentenza di oggi servono certezze sul futuro". Così  Francesca Re David, segretaria generale Fiom-Cgil e Gianni Venturi, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile siderurgia, commentano la sentenza di primo grado del processo sull’Ilva “Ambiente svenduto”, che si è chiuso oggi con pesanti condanne a carico dei fratelli Riva e di altri 47 imputati per disastro ambientale.  

Nella nota stampa, pubblicata sul sito della Fiom Cgil, i due dirigenti sindacali sottolineano come  “con la sentenza di primo grado emessa oggi dalla Corte d'Assise di Taranto, giunge a conclusione il processo a carico della proprietà, dei manager dell’ex Ilva e di tutti gli altri imputati”. “Come noto, la Fiom e la Cgil, si sono costituiti come parte civile a sostegno della ricerca di una verità giudiziaria sulle responsabilità di una gestione degli impianti che ha contrapposto le ragioni della salute e della sicurezza a quelle del lavoro e dello sviluppo sostenibile”. 

“La sentenza, di cui conosceremo le motivazioni nei prossimi giorni – affermano -, riconosce che diritti costituzionalmente tutelati come la salute e il lavoro, non possano essere piegati a logiche di puro profitto e chi li rappresenta, come da sempre fanno Fiom e Cgil, nella tutela collettiva ed individuale, sono agenti di una funzione a cui si arreca un ‘danno immediato e diretto’, nel momento in cui si determina una violazione dolosa di quelle tutele”. 

“Adesso – spiegano - occorre evitare che la confisca degli impianti, sia pure non esecutiva nella sentenza di primo grado, non pregiudichi la facoltà d’uso degli stessi e consenta di arrivare ad una rapida conclusione nel processo di transizione degli assetti societari previsti dagli accordi tra Invitalia e ArcelorMittal”. 

“Sarebbe davvero una beffa insopportabile  - avvertono - se, dopo il danno, non diventasse possibile l’approdo ad una produzione ambientalmente sostenibile dell’acciaio nell’impianto di Taranto: condizione indispensabile per la sopravvivenza degli altri siti del gruppo e per le prospettive dell’intera industria manifatturiera italiana. Proprio ora  che le risorse del PNRR e del JTF consentono di intravedere una risposta ai problemi che hanno portato alla comunque drammatica sentenza di oggi. 

“Per queste ragioni – aggiungono -  è indispensabile che il Governo e il Presidente del Consiglio rompano il silenzio e si assumino le responsabilità di dare una prospettiva certa alle produzioni e ai lavoratori dell’intero settore siderurgico”.