I cittadini di paesi terzi, titolari di un permesso unico di lavoro, hanno il diritto di beneficiare di un assegno di natalità e di un assegno di maternità quali previsti dalla normativa italiana. Pertanto, la normativa nazionale dell’Italia, che tende a limitare l’accesso al sussidio ai soli stranieri con un permesso di soggiorno di lungo periodo, contrasta con il diritto comunitario. A stabilirlo la Corte di Giustizia dell’Unione Europea, con la sentenza depositata ieri nella causa C-350/20, interpellata in via pregiudiziale dalla Corte Costituzionale italiana.
Una vittoria della Cgil che ha contribuito al raggiungimento di questo risultato. Così si esprimono in un comunicato congiunto le strutture confederali di Lombardia, Bergamo e Brescia, sottolineando come “questo pronunciamento rappresenti una importante via di uscita da un percorso giudiziario che ha interessato la Corte di Cassazione e la Corte Costituzionale”.
“Alcune cittadine straniere – ricordano i sindacati - avevano promosso un'azione giudiziaria poiché era stato loro precluso il diritto di accedere ai due assegni citati perché prive del permesso di soggiorno di lungo periodo. Alcune di queste donne sono state supportate dalla CGIL di Brescia e di Bergamo”.
Nella sentenza, la Corte Europea stabilisce che l’assegno di natalità e l’assegno di maternità rientrano nei settori della sicurezza sociale per i quali i cittadini di paesi terzi, di cui all’articolo 3, paragrafo 1, lettere b) e c), della direttiva 2011/98 beneficiano del diritto alla parità di trattamento previsto da detta direttiva. Dunque, la Corte ritiene che la normativa nazionale che esclude tali cittadini di paesi terzi dal beneficio di detti assegni non sia conforme all’articolo 12, paragrafo 1, lettera e), di tale direttiva”.
Dunque, la pronuncia, affermano Cgil Lombardia, Bergamo e Brescia, “è un importante segnale verso il riconoscimento della parità di trattamento tra cittadini per quanto concerne l'accesso alle misure di sicurezza sociale e al welfare in genere, nell'ottica della costruzione di una società più giusta ed equa”. E questo è anche il risultato di un lavoro fatto dalla CGIL di Brescia e dalla CGIL di Bergamo – con il fondamentale apporto degli avvocati dello studio legale Guariso-Neri e dell'ASGI - che si sono attivate nel sostenere e promuovere azioni giudiziarie a tutela di cittadine e cittadini stranieri discriminati dalla normativa nazionale.