#incavince. C’è voluta la pandemia per accorgersi delle forti limitazioni che impedivano ad alcuni lavoratori dello spettacolo, compresi gli orchestrali, il pieno accesso alla tutela Inail contro gli infortuni e le malattie professionali. Il decreto Sostegni bis, infatti, ha superato le distorsioni applicative, imponendo ai datori di lavoro l’obbligatorietà del pagamento del premio assicurativo antinfortunistico a tutti gli iscritti al Fondo pensione lavoratori dello spettacolo (FPLS). Distorsioni che si sono perpetrati per anni e che hanno prodotto un contenzioso, per il quale l’Inca Cgil, ha giocato un ruolo importante per difendere il diritto alla piena copertura assicurativa di questi lavoratori.

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di Marco Bocci, dell’Inca Cgil nazionale

Nella storia della legislazione italiana è spesso accaduto che numerose ed importanti modifiche legislative siano stato anticipate – e, se vogliamo, ispirate- da una casistica concreta, in cui di fronte ad un rifiuto di applicare una determinata normativa da parte di un ente pubblico (Inail o Inps) il lavoratore, magari aiutato dal Patronato Inca, si è opposto, per vedere riconosciuto il suo diritto alla copertura assicurativa.

E’ quanto accaduto ad un lavoratore, dipendente della Civica Orchestra del Comune di Milano, di cui qui riportiamo, per sommi capi, la vicenda.

Questo lavoratore, nel dirigersi (nel lontano 2018) presso il proprio posto di lavoro con il mezzo privato, aveva subito  un infortunio alla guida del proprio mezzo (un infortunio “in itinere”, pertanto) e, trasportato al Pronto soccorso più vicino per le prime cure, comunicava tale circostanza al personale dell’ospedale.

In tale sede, non essendo possibile effettuare (a causa di problemi tecnici) l’invio telematico della denuncia di infortunio direttamente all’Inail, veniva consegnata al lavoratore  la modulistica che avrebbe dovuto far pervenire al proprio datore di lavoro affinché fosse quest’ultimo ad attivare la procedura per il riconoscimento del caso come infortunio coperto da tutela Inail.

Il lavoratore, ovviamente, provvedeva diligentemente in tal senso; rimaneva pertanto spiacevolmente sorpreso quando, a distanza di mesi, veniva a conoscenza della circostanza che il suo caso non fosse neppure arrivato all’attenzione dell’Inail, in quanto il datore di lavoro aveva omesso di effettuare la denuncia, poiché, come si legge in una sua comunicazione: “…le attività svolte dal lavoratore non rientrano tra quelle per le quali l’art. 1 T.U. 1124 del 1965 prevede l’obbligo della copertura assicurativa”.

A questo punto, il lavoratore infortunato si è rivolto all’Inca Cgil di Milano, che, correttamente, ha inoltrato la segnalazione dell’infortunio all’Inail, sostenendo come, contrariamente a quanto asserito dal datore di lavoro, il proprio patrocinato avesse diritto alla tutela Inail.

Richiamando la giurisprudenza di Cassazione, secondo il patronato della Cgil sussistevano, quindi, tutti i presupposti per far scattare l’obbligatorietà dell’assicurazione per i lavoratori che svolgono la mansione di musicisti nelle orchestre, così come confermato anche da numerose altre pronunce negli altri gradi di giudizio.

I dubbi interpretativi sull’applicazione di questo principio hanno accompagnato per anni l’attività di contenzioso.  Il primo dilemma si è parzialmente risolto con la circolare n. 19 del 17 marzo 1995, quando l’Inail ha riconosciuto agli orchestrali l’assicurazione soltanto contro eventi infortunistici riconducibili all’esposizione a rischi ambientali, quali possono essere la presenza sui palchi o nel cosiddetto golfo mistico (la buca d’orchestra) di carichi sospesi, congegni meccanici, cavi elettrici, riflettori e luci di scena, ecc. Rischi che evidentemente non possono essere coperti dalle sole assicurazioni private, senza l’assunzione di oneri pesanti da far gravare sul lavoratore.

Nel caso di Milano, l’intervento del Patronato della Cgil è risultato, alla lunga, essenziale,  poiché ha indotto l’Inail, già all’inizio del primo ricorso amministrativo nel 2018, ad attivare il servizio di vigilanza, che attraverso controlli ispettivi in loco e l’acquisizione di una nutrita documentazione, ha iniziato una verifica sull’assicurabilità tout court del personale dipendente della Civica Orchestra del Comune di Milano.

La vicenda si è poi chiusa positivamente per il lavoratore, assistito dall’Inca, perché l’Inail, non solo gli ha riconosciuto le tutele previste per i casi di infortunio in itinere, ma (circostanza ancora più importante, se vogliamo) ha esteso l’obbligatorietà, in capo agli impresari, dell’assicurazione contro gli infortuni e le malattie professionali a tutti i lavoratori dell’Orchestra di Milano.

“Il caso seguito, con costanza ed impegno, dall’Inca di Milano – sostiene Silvino Candeloro, del Collegio di Presidenza dell’Inca – è la dimostrazione evidente di quanto sia necessario affidarsi  alla competenza e alla professionalità delle operatrici e degli operatori del nostro Patronato per superare quei limiti interpretativi che si sedimentano negli anni, come è accaduto in questo caso, impedendo a determinate categorie di lavoratori l’accesso alla tutela antinfortunistica. 

L’esclusione dalla tutela Inail di questo orchestrale e di tutti i suoi colleghi, data per scontata dal datore di lavoro, è risultata alla fine illegittima, rientrando nella previsione normativa prevista dal nostro ordinamento a tutela degli eventuali danni alla salute, derivanti dal lavoro.

Un orientamento definitivamente accolto ed esteso a tutti i lavoratori dello spettacolo, indipendentemente dalla posizione geografica del posto di lavoro, in occasione della conversione in legge del decreto “Sostegni-bis”, permettendo così che non vi siano differenze nella tutela tra un lavoratore dello spettacolo che operi a Milano rispetto a quello che, in ipotesi, si trovi a Palermo. “Un risultato importante – commenta Candeloro -, evidentemente non calato dall’alto, ma frutto anche delle tante cause, come quella patrocinata e vinta dall’Inca di Milano, che hanno contribuito a condizionare positivamente l’operato del legislatore e convincerlo ad intervenire, seppure in piena emergenza sanitaria, per superare l’esclusione di tanti lavoratori dalle tutele antinfortunistiche”.