Grazie alla Fiom e all'Inca di Bologna, l'Inail riconosce le tutele antinfortunistiche ad una cinquantina di dipendenti di un'anzienda metalmeccanica bolognese, contagiati dal Coronavirus.
Avevano contratto la malattia sul posto di lavoro tra febbraio e marzo dello scorso anno ma, solo qualche giorno fa, a seguito di una richiesta di riconoscimento avviata dal Patronato della Cgil, insieme al sindacato dei metalmeccanici, è arrivata la conferma da parte dell'Istituto assicuratore che ad una cinquantina di lavoratori della Fiac Compressori di Pontecchio Marconi, primo caso nel bolognese in ambito metalmeccanico, sarà corrisposta una tutela in più, quella della qualificazione del periodo come infortunio e non come malattia.
Una decisione che consentirà loro di ottenere più facilmente le terapie post infezione e l'eventuale riconoscimento dei postumi permanenti causati dal virus. Prestazioni non scontate, considerando la difficoltà di dimostrare con certezza dove è avvenuto il contagio e dunque il nesso causale con l'attività lavorativa.
Secondo Mario Garagnani della Fiom Cgil di Bologna, infatti, se tante persone nello stesso periodo nella stessa azienda si sono contagiate, questo è già un elemento che consente di accertare il nesso causale del contagio con l'attività lavorativa svolta. In questo caso, riferisce, è stata fatta una serie di verifiche in azienda ed è stato riscontrato che c'erano dei potenziali rischi che potevano essere riconducibili al nesso di causalità tra il contagio e l'occasione del lavoro: per esempio il fatto di lavorare a stretto contatto o, in alcuni casi, anche una non applicazione 'perfetta' dei protocolli previsti, che poi in seguito sono stati migliorati, ma che in quel periodo sono stati riconosciuti".