Dare certezze agli Istituti di Patronato; semplificare le procedure informatiche anche per assicurare un efficace controllo ministeriale sul loro funzionamento; valorizzare il ruolo di questi corpi intermedi che sono un prezioso presidio di prossimità per i tanti cittadini che vi si rivolgono. Sono queste, in estrema sintesi, le linee guida per rivedere la legge n. 152/2001, illustrate ieri al Cnel, dal senatore Tommaso Nannicini, presidente della Commissione Parlamentare di controllo degli Enti previdenziali, alla presenza del Ministro del Lavoro Andrea Orlando e della vice presidente dell'Inps, Maria Luisa Gnecchi.

Una normativa diventuta "obsoleta", che da più di vent’anni regolamenta l’azione di tutela individuale svolta da questi istituti, diventati fondamentali, soprattutto durante la pandemia, senza i quali la pubblica amministrazione sarebbe nell’impossibilità di riconoscere ai cittadini le prestazioni previdenziali e socioassistenziali previste dalle normative vigenti.

Di tutto questo si è discusso ieri nell’incontro promosso dal senatore Nannicini, che ha condiviso, insieme al Ministro del lavoro e ai rappresentanti dei vari raggruppamenti di Patronato, la necessità di avviare un processo di revisione della normativa vigente, ad oltre vent’anni dalla sua approvazione. Un confronto importante – spiega Michele Pagliaro, presidente dell’Inca Cgil – che segna un passo decisivo per rivedere le regole di funzionamento del sistema patronati dando un impulso decisivo alla transizione tecnologica, di cui si parla nel PNRR, senza che i cittadini rinuncino ai loro diritti, anche quelli inespressi”.

Siamo pronti alle sfide del cambiamento – spiega il Presidente del Patronato della Cgil – ma servono scelte politiche anche sulle risorse finanziarie che, dopo la riduzione dell’aliquota contributiva dallo 0,226 allo 0,199 con cui si alimenta il Fondo ministeriale e i tagli delle leggi di bilancio, a partire dal 2009, hanno fortemente incrinato la capacità di tenuta del sistema di tutela individuale esercitato dai Patronati”.

Il presidente dell’Inca, ricordando come da oltre 77 anni questi Istituti hanno svolto un ruolo di emancipazione sul piano dei diritti delle persone, soprattutto quelle più fragili, ha sottolineato che “la tutela individuale, prerogativa dei patronati, accompagnata da quella di negoziazione, di competenza delle organizzazioni sindacali, è l’antidoto più efficace per non arrestare il processo di evoluzione in senso universalistico del welfare italiano”.

Un sistema di protezione sociale di cui abbiamo estremo bisogno, ha osservato Pagliaro, considerando le contraddizioni emerse dall’ultimo rapporto sulle pensioni, la maggioranza delle quali ha un valore medio al di sotto del Reddito di cittadinanza e dai dati sull’occupazione, soprattutto giovanile e precaria, a cui il welfare non riserva una adeguata attenzione prospettica. “Ebbene – ha detto il Presidente di Inca -, finché permarranno tali condizioni del mercato del lavoro, la nostra ragion d’essere resta intatta e noi non demorderemo. Accettiamo le sfide del cambiamento, ma le misure per affrontarle devono rimanere ancorate ai valori di democrazia, di giustizia sociale e di rappresentanza dei bisogni vecchi e nuovi, espressi dai cittadini.”