Grazie alla tenacia dell’Inca, l’Inail riconosce come infortunio sul lavoro il contagio da Covid di un cantante del teatro la Scala di Milano che si è ammalato ancor prima del “paziente zero” di Codogno. A Pisa, riconosciuto il nesso causale con il diabete. Il patronato della Cgil rilancia l’appello a denunciare i casi di contagio in occasione di lavoro.

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Di Marco Bocci – Inca Cgil Nazionale

È di oggi la notizia del riconoscimento del contagio da Covid-19 come infortunio professionale di un cantante della Scala, il quale, grazie all’intervento dell’Inca Cgil di Milano, si è visto accogliere la denuncia da parte di Inail, nonostante il contagio, contratto nel tragitto di andata e ritorno, fosse avvenuto addirittura prima della individuazione del “paziente zero” di Codogno. Tale riconoscimento, che si colloca nella linea di condotta adottata dal Patronato della Cgil fin dall’inizio della pandemia, ribadisce ancora una volta l’importanza di denunciare i casi di contagio anche se è passato del tempo, poiché la normativa antinfortunistica consente tre anni per inoltrare la richiesta ed ottenere la tutela Inail.

In questo caso specifico, si è riusciti ad ottenere la piena copertura retributiva del periodo di assenza dal lavoro attraverso il pagamento dell’indennità temporanea Inail, che sarebbe stata solo parziale se il contagio fosse stato trattato come malattia comune da parte di Inps. “Inoltre – spiega Sara Palazzoli, del collegio di Presidenza Inca Cgil – è importante denunciare i contagi perché è il presupposto per avere garantita la tutela anche in caso di aggravamento delle condizioni di salute per dieci anni; e, considerando la scarsa conoscenza scientifica delle conseguenze di lungo termine dell’infezione da covid, si tratta di un aspetto tutt’altro che marginale”.

Anche in relazione a quest’ultima circostanza, la casistica affrontata dall’Inca Cgil, grazie alla consulenza medico-legale dei professionisti ad esso convenzionati, può dare una idea del livello di importanza dell’argomento. È recentissimo il caso di una operatrice sanitaria ospedaliera contagiata sul lavoro, alla quale in prima istanza l’Inail ha riconosciuto l’infortunio professionale, ma con postumi pari a zero. Di diverso avviso si era espresso il consulente medico legale del Patronato, che visitando la lavoratrice, aveva riscontrato una forma di diabete, inesistente prima di aver contratto il virus. Solo dopo opportune ricerche, è stato riconosciuto il nesso causale tra questa patologia e il coronavirus. Circostanza che ha permesso all’Inca di ottenere dall’Inail, tramite ricorso amministrativo, il riconoscimento di postumi permanenti, con un grado del 16%.

La lavoratrice, pertanto, a cui originariamente non era stata attribuita alcuna prestazione economica, grazie all’intervento dell’Inca Cgil, ha ottenuto una rendita Inail, il cui importo mensile potrà essere peraltro adeguato in relazione ad eventuali peggioramenti del suo stato di salute.