Le irregolarità delle posizioni assicurative previdenziali hanno un impatto significativo sia sulla misura delle pensioni sia per il raggiungimento dei requisiti anagrafici e contributivi per il pensionamento e le eventuali inadempienze da parte del datore di lavoro non possono ricadere sui lavoratori. È questo in estrema sintesi il messaggio che ha lanciato l’Inca Cgil in occasione del convegno, dedicato al tema della tutela della posizione assicurativa del lavoratore, che si è svolto ieri a Roma presso il Palazzo Wedekind, in piazza Colonna, sottolineando come alcune pronunce di Cassazione contraddicano il principio di automaticità delle prestazioni, su cui la Corte costituzionale si è invece già pronunciata con le sentenze n. 374/1997 e n. 36/2000, ritenendolo un principio da applicare in linea generale.
All’iniziativa sono intervenuti giuristi ed esperti del settore: l'avvocato Amos Andreoni, che ha coordinato il dibattito; Madia D’Onghia, docente di Diritto del Lavoro all’Università di Foggia, Roberto Riverso, consigliere della Sezione Lavoro della Corte di Cassazione, Mirella Mogavero, coordinatrice generale dell’Avvocatura Inps, Pietro Capurso, coordinatore Avvocatura distrettuale Inps Genova, Roberto Ghiselli, presidente del Civ Inps, Ezio Cigna, della Cgil nazionale, Marialuisa Gnecchi, presidente Comitato Amministratore Gestione Separata dell’Inps, Angelo Fabio Marano, della direzione generale per le politiche previdenziali e assicurative del Ministero del lavoro e l’avvocato Barbara Storace, del collegio Legale Inca nazionale.
Nell’introdurre il dibattito, Anna Maria Bilato, del collegio di presidenza di Inca Cgil, ha sottolineato: “Siamo partiti dal presupposto che nostro compito è quello di salvaguardare il diritto del lavoratore a vedersi accreditata e regolarizzata tutta la contribuzione dovuta dal datore di lavoro (o dal committente, in caso di collaborazione coordinata e continuativa) a fronte della sussistenza di un rapporto di lavoro”. “Dopo 50 anni di giurisprudenza, che compiutamente ed effettivamente ha difeso il diritto del lavoratore alla tutela della propria posizione assicurativa – ha precisato – non possiamo restare spettatori inermi”.
L’obiettivo del patronato della Cgil è quello di sensibilizzare e attirare l’attenzione delle Istituzioni e degli Enti competenti alla vigilanza, Inps e Ministero del lavoro in primis, affinché sia garantita l’integrità della posizione assicurativa sotto tutti gli aspetti per l’intera vita lavorativa. Un diritto che la Cassazione, dopo decenni di giurisprudenza acquisita in tal senso, ha ricondotto in perimetri ben più ristretti, negando l’accredito della contribuzione omessa e non prescritta nel corso del rapporto assicurativo e negando altresì l’automaticità delle prestazioni ai cosiddetti co.co.co, non ritenendoli lavoratori subordinati al pari della generalità dei dipendenti, contraddicendo numerose sentenze di segno diametralmente opposto. “Il lavoratore – ha spiegato ancora Bilato – si trova talvolta a non avere garanzie neanche quando il suo rapporto di lavoro è perfettamente costituito, provocandogli un danno su tutte le prestazioni esigibili e non solo al trattamento pensionistico, quali per esempio per il riconoscimento della NASpI o dell’indennità di maternità”.
Confortato da autorevoli avvocati ed esperti, intervenuti al convegno, l’Inca Cgil ha affermato che le ultime pronunce di Cassazione minano di fatto diritti acquisiti in aperta contraddizione rispetto a quanto stabilisce lo stesso Codice civile (art. 2116), laddove afferma che le prestazioni sono dovute al prestatore di lavoro, anche quando l'imprenditore non abbia versato regolarmente i contributi dovuti alle istituzioni di previdenza e di assistenza. Una premessa fondamentale per evitare che sul lavoratore ricadano eventuali inadempienze da parte del datore di lavoro. Un orientamento ribadito dalla Consulta, che ha precisato come una eventuale mancata applicazione del principio dell’automaticità delle prestazioni, ancor prima dell’evento pensionabile, debba essere espressamente indicata e argomentata dal legislatore, perché incide sostanzialmente sulle legittime aspettative del lavoratore.
Peraltro, “il recupero dell’integrità della posizione assicurativa contribuisce a far emergere il lavoro sommerso e a ridurre l’evasione contributiva, ancor fin troppo consistente”, ha sottolineato Roberto Ghiselli, presidente del Civ Inps, ricordando come l’attività ispettiva dell’Istituto faccia la sua parte, pur scontando l’annosa questione della scarsità di organico ad essa dedicata. “L’evasione contributiva e quella fiscale devono andare di pari passo- ha chiarito Ezio Cigna, della Cgil nazionale -. È importante superare le criticità della mancata applicazione dell’automaticità delle prestazioni per i co.co.co. perché è oramai pacifico che sono lavoratori etero organizzati; e dunque, gli oneri derivanti dalle irregolarità contributive devono ricadere unicamente sui committenti”. Secondo l’Inca ci sono i margini per intervenire, richiamando alle proprie responsabilità l’Inps e il Ministero del lavoro, che devono fare la loro parte per correggere quello che è a tutti gli effetti una ingiustizia sociale a danno dei lavoratori.