Grazie alle pressioni esercitate da Cgil e Inca nei confronti dell’Inps, l’Istituto ha precisato che i lavoratori disoccupati che hanno perso il lavoro durante il periodo Covid, in cui era precluso il licenziamento, potranno accedere all’Ape sociale o possono andare in pensione, se si è un lavoratore precoce. Con il messaggio n. 4192 del 24 novembre, infatti, l’Inps dopo aver acquisito il parere favorevole dei Ministeri Lavoro ed Economia, ha chiarito che tale facoltà è riconosciuta in particolare ai disoccupati che hanno fruito dell’esodo incentivato nel periodo della pandemia e di blocco dei licenziamenti, durato fino al 31 marzo 2021.
Tale precisazione, giunta alla vigilia della scadenza del 30 novembre per le domande 2023, si è resa necessaria a seguito di molte istanze respinte da parte di Inps, fanno sapere in una nota congiunta Inca e Cgil. A tale proposito, l’Istituto precisa che tali casi saranno riesaminati, senza ulteriori adempimenti a carico degli interessati.
Nel messaggio l’Istituto riepiloga i requisiti necessari per accedere alla pensione anticipata con Ape sociale, che dà diritto ad un assegno a carico dello Stato, a chi ha 63 anni di età e non è titolare di pensione, finché non si matura la vera e propria pensione, e per i lavoratori precoci, ai quali è richiesto l’accredito contributivo di almeno un anno prima del compimento dei 19 anni di età.