#incavince. Riconosciuta, per la prima volta, l’origine professionale di un mieloma multi molecolare, causato da una prolungata esposizione ad onde elettromagnetiche. E’ quanto ha stabilito una sentenza della Corte d‘Appello  di Firenze (n. 390/2021), che ha accolto il ricorso legale, patrocinato dall’Inca, in favore di un lavoratore di Enel, addetto alla installazione e alla manutenzione  di apparecchiature e  infrastrutture telefoniche. 

La sentenza, assolutamente innovativa, giunge in secondo grado riformando una precedente pronuncia di segno diametralmente opposto, che aveva escluso qualsiasi legame tra questa gravissima malattia ematica e l’esposizione a  campi elettromagnetici. 

Il caso esaminato in giudizio riguarda un lavoratore che per ben 30 anni si è occupato della messa in servizio, collaudo e manutenzione di ponti radio e di apparecchiature ed infrastrutture telefoniche; tutte attività che, svolgendosi prevalentemente presso linee elettriche ad alta tensione e ripetitori, lo avevano esposto ad un fortissimo inquinamento elettromagnetico. Convinto del legame tra le sue mansioni e la patologia, il lavoratore  si è rivolto alla sede Inca di Marlia, in provincia di Lucca, che ha tempestivamente inoltrato all’Inail domanda di riconoscimento di malattia professionale, alla quale però è seguito un diniego da parte dell’Istituto, considerando non fondato il nesso causale.   

Da qui la decisione di adire le vie legali, con un ricorso giudiziario istruito dagli avvocati del Patronato della Cgil che, in primo grado, si conclude con un esito negativo, malgrado all’esame del Tribunale di Lucca fossero giunte altre due cause analoghe, riguardanti le vedove di due suoi colleghi, deceduti per patologie simili. La decisione del mancato riconoscimento dell’origine professionale della patologia si è basato sull’unica consulenza tecnica che escludeva il nesso causale, contro altre due, anch’esse sottoposte all’esame del Tribunale,  di segno diametralmente opposto. Ma tanto è bastato per rigettare il ricorso del lavoratore. 

Peraltro, una delle due consulenze favorevoli al riconoscimento della malattia professionale era stata elaborata dalla dottoressa Fiorella Belpoggi, dell’Istituto Ramazzini di Bologna (Istituto all’avanguardia nello studio delle malattie neoplastiche), la quale, sulla base di studi epidemiologici e di laboratorio, aveva riscontrato come “elevata”, la probabilità di contrarre varie forme di tumori, tra cui il mieloma, a causa dell’esposizione ad onde elettromagnetiche. 

Di diverso avviso si è espressa la Corte di Appello di Firenze che ha voluto riesaminare le due consulenze non prese in considerazione in primo grado che, definendole “…autorevoli quanto alla specializzazione del consulente, documentate ed aggiornate quanto alle argomentazioni, fornivano solidi argomenti per riconoscere le patologie dei lavoratori (ricorrenti e danti causa)”. 

Da qui, la decisione della Corte di disporre una ulteriore consulenza per stabilire l’entità del danno subito dal lavoratore. Per la Cgil, la sentenza della Corte di Appello di Firenze è di assoluta rilevanza, in quanto “si è trattato del primo riconoscimento giurisprudenziale inerente a malattie ematiche causate dall’esposizione alle onde elettromagnetiche”. 

Purtroppo, a causa del progredire di questa grave patologia, il lavoratore è deceduto poco prima della pronuncia e non ha potuto pertanto vedere l’esito di un iter giudiziario durato 10 anni.

di Marco Bocci, Inca nazionale

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